Salite e panorami: Biellese, Valsesia e Vercellese
L’Alto Piemonte è un territorio di tesori da scoprire, salite, panorami mozzafiato, enogastronomia e oasi naturali.
Il Biellese
È una destinazione da perlustrare in bicicletta, ripercorrendo le salite che hanno fatto grande il Giro d’Italia, come la famosa salita “Pantani” da Biella al Santuario di Oropa, oppure attraversando in MTB o gravel le riserve naturali della Baraggia e della Bessa; e il divertimento non è da meno salendo sul Monte Casto, in Valle Oropa o lungo gli itinerari adrenalinici degli Enduro Bike Park dell’Oasi Zegna e delle Rive Rosse.
Per un itinerario peculiare e indimenticabile, il “Grand Tour Unesco del Piemonte”, 600 chilometri alla scoperta dei siti UNESCO e delle Riserve Naturali di questa splendida Regione, che nel Biellese tocca il Santuario e Sacro Monte di Oropa, il Parco Burcina, la città di Biella e l’Oasi Zegna.
La Valsesia e il Vercellese
I paesaggi di queste zone sono davvero unici, si spazia infatti dalle risaie vercellesi alle dolci colline di Gattinara, fino ai panorami alpini della Valsesia. Con la bici da strada si percorrono piacevoli itinerari ad anello che creano il circuito delle Risaie Ciclabili del Vercellese, un’immersione nella zona delle risaie della provincia di Vercelli che conducono anche a posare lo sguardo sul mare a quadretti incorniciato dalle Alpi.
In MTB si sale tra le vigne di Gattinara, avvincente alternativa per chi ama le strade sterrate con pendenze più o meno difficoltose, adatte sia ai più allenati sia a chi preferisce una comoda E-Bike. Oppure si può vivere una bike experience indimenticabile percorrendo le piste ciclabili della Valsesia. Dalla Bassa Valsesia dove la ciclabile che conduce a Varallo saprà regalare un meraviglioso intreccio tra natura e arte alle più avventurose piste ciclabili dell’Alta Valsesia dove, costeggiando il Fiume Sesia, si può partire alla scoperta di pittoreschi borghi montani fino a raggiungere punti panoramici sorprendenti sulle Alpi e sul maestoso Monte Rosa.
Le colline di Gattinara e la zona delle Rive Rosse, infine, rappresentano la soluzione per chi desidera sentire l’adrenalina: tra boschi e vigneti si snodano infatti numerosi trail dedicati all’enduro.
Biella, terra di viaggio in bicicletta, nel “central park” tra Torino e Milano
Estratti di un racconto di Andrea Rolando – la versione completa si trova sul primo numero di Destinations (edizioni Alvento) –
<<Se vi capita di andare tra Torino e Milano, in treno oppure in automobile, in una di quelle giornate terse, quando il vento che scende dalle montagne della Valle d’Aosta disegna nuvole di straordinaria bellezza, è difficile non essere attratti dal paesaggio che, in lungo piano-sequenza, va dal Gran Paradiso al Monte Rosa. Ma a colpire l’occhio del viaggiatore è una dorsale che si alza improvvisamente dalla pianura. Sono le montagne che fanno da sfondo al Biellese, e che si sviluppano tra due monti che, curiosamente, portano lo stesso nome di Mombarone.
In mezzo, valli, colline, strade panoramiche, borghi e boschi.
Allora, basta pensare di fermarsi a metà strada e raggiungere Biella per mettersi in sella, seguendo un percorso ad anello che attraversa buona parte della provincia e permette di apprezzarne gli scenari più celebri, ma anche gli angoli più nascosti, custoditi nelle mappe, nella testa e nelle gambe dei local più appassionati.
L’OASI ZEGNA
(Si parte da Biella, dal suo centro storico e dalle sue vestigia industriali per esplorare poi il territorio circostante) Lasciata Biella, la strada lungo il torrente Cervo risale verso il Bocchetto Sessera per poi scendere su Trivero. È una delle strade più spettacolari che si possano fare in bicicletta, con panorami aperti verso tutta la pianura del Po, dal Monviso verso Torino, Vercelli, Novara, fino ai grattacieli di Milano, passando per il profilo del Monte Rosa. Lasciato alle spalle Bielmonte, una lunga e bella discesa porta a Trivero passando attraverso altri luoghi dell’Oasi Zegna voluti da Ermenegildo Zegna.
Continuiamo a scendere verso la pianura, passando per Castagnea e per il borgo di Mezzana Mortigliengo, con un museo a cielo aperto di arte contemporanea. La strada serpeggia tra salite, discese e tratti più tranquilli; si incrocia qualche tratto della gran fondo della Prevostura, dove ci imbattiamo di tanto in tanto tribù di downhillers che incidono il terreno lungo i molti percorsi delle Rive Rosse.
IL PAESAGGIO DEL VINO
Dopo una sosta alla bella chiesa di San Teonesto a Masserano, riprendiamo le strade acciottolate di questo piccolo magnifico borgo, per puntare verso le colline vitate di Masserano e Lessona. Ci troviamo in una zona di eccellenza vitivinicola. Due vini, in particolare, sono strepitosi: il Lessona e il Bramaterra.
In leggera discesa, lungo strade sterrate che attraversano vigneti e boschi, ritroviamo le sponde del torrente Cervo e il nostro primo grande arco si chiude. E allora ci spingiamo fino a toccare uno dei luoghi più nascosti e sorprendenti del nostro viaggio: le scenografiche sponde sabbiose, poco a valle della confluenza con il torrente Strona. Si tratta di poco più di un chilometro dove pedaliamo in equilibrio sul single track sospeso sopra un canyon spettacolare scavato in profondità dal fiume.
LA BARAGGIA
Pochi tornanti e si sale su un altro ambiente strepitoso, quello del grande terrazzo fluviale della Baraggia. È un esteso altipiano di terreno argilloso, sospeso tra i torrenti Cervo ed Elvo, completamente disabitato e caratterizzato da ampie radure prative spesso coperte di erica, e radi boschi di betulle e di querce.
Lo percorriamo per 18 chilometri quasi completamente pianeggianti, su strade sterrate e single tracks che, da soli, valgono l’intero viaggio, con orizzonti apertissimi e scorci magnifici sulla montagna.
LE RISAIE TRA MASSAZZA E SALUSSOLA
Da qui, volendo, si può già rientrare a Biella, seguendo il terrazzo del fiume Cervo e visitando il borgo e il Ricetto di Candelo. Ma noi puntiamo il manubrio verso sud e, tra spazi aperti e radi boschi di betulle, dopo una decina di chilometri, arriviamo a Massazza, dove ritroviamo la pianura e riprendiamo a muoverci tra cascine, lunghi rettifili che attraversano le risaie della parte meridionale del nostro anello. Arriviamo a Salussola (stazione ferroviaria lungo la linea Santhia-Biella) attraversiamo l’Elvo, il secondo corso d’acqua che segna il paesaggio del Biellese e riprendiamo a salire dolcemente verso Cerrione, mettendo nel mirino le montagne che attraverseremo nell’ultimo tratto dell’anello, tra il Mombarone di Ivrea e il Santuario di Oropa.
LE COLLINE DELLA BESSA E DEL CORDONE MORENICO DELLA SERRA
Tornati in sella riprendiamo in quota verso la riserva speciale della Bessa. Lungo sentieri single track e piccole strade sterrate, quasi sempre all’ombra del bosco, tocchiamo i borghi tra Sala, Zubiena e Magnano. Chi vuole da queste parti può regalarsi una duplice sosta: per il corpo, in qualche negozio a comprare i calorici torcetti della Serra; o per l’anima, facendo visita al ricetto e alla chiesa di San Secondo a Magnano, presso la comunità di Bose.
LA DISCESA VERSO BIELLA
Per chiudere il nostro anello – dopo aver percorso il cordone della Serra – preferiamo scendere lungo il percorso del vecchio tramvai per Biella, oggi dismesso, che seguiamo fino al Favaro. Un percorso, perfetto per la gravel, che sembra svolgersi in uno scenario da trenino elettrico: ponti in pietra, una curva elicoidale e pure una galleria. Dal Favaro ci stacchiamo per raggiungere il parco sulla collina della Burcina a Pollone. Ancora poche curve e arriviamo a Biella, passando per il borgo medievale del Piazzo, con i suoi palazzi antichi e un’ultima strada acciottolata che ci porta al Piano, di fronte alla chiesa di San Sebastiano. Il nostro traguardo sono i giardini Zumaglini.
La nostra traccia è stata un filo (di lana!) che ha cucito insieme una dozzina di ambienti tutti diversi e davvero unici, collegandoli tra loro in una forma che, se la ripercorriamo nella mente e negli occhi, prima di risalire sul treno che ci riporta a casa, partendo dalla pianura e da Biella, passando dalle colline e dalle montagne per tornare ancora al piano, possiamo davvero vedere come una collana, con la forma di un cuore: quello che sta al centro di quello straordinario spazio che è un vero e proprio central park tra le città di Torino e di Milano>>.
Foto d’apertura: Credits Damiano Andreotti – Panorama sull’Alta Valsessera